Infine La Bibbia afferma che Noè approdò ad Ararat dopo il diluvio universale. Ebbene, si narra che l’Arca del personaggio biblico si trovi tutt’oggi tra le vette di questo monte.
È interessante sapere come Ararat sia anche il nome che contraddistingue un barcone il quale, il 26 dicembre 1997, si fermò dinanzi alla spiaggia di Badolato Marina, situata in Calabria.
Durante quell’evento nefasto, ben 800 curdi tra uomini, donne e bambini, trovarono rifugio in questo paese quasi abbandonato.
Infine scappati dalla Turchia, essi furono accolti nel borgo calabrese dove, soprattutto nei primi tempi, rappresentarono una risorsa importante per un luogo praticamente spopolato.
Ne stimolarono, nello specifico, oltre che la vita sociale, anche l’economia, tanto che alcuni decisero di rimanerci per il resto della propria vita.
Dunque, è proprio da quel lembo di terra localizzato tra l’Italia e il Kurdistan che ha preso il nome il centro socio-culturale curdo di Roma, ubicato nel quartiere del Testaccio.
Così, Ararat venne occupato nel mese di maggio 1999, affondando comunque le sue radici in alcuni eventi verificatisi negli anni precedenti.
Scopriamo in questa guida la storia e le iniziative promosse dal Centro socio-culturale Ararat ubicato nel Testaccio, a Roma.
Centro socio-culturale Ararat nel Testaccio: storia e iniziative promosse
Il centro socio-culturale Ararat nasce nel maggio 1999 al Campo Boario, nell’edificio dell’ex veterinario del complesso in disuso dell’ex Mattatoio di Testaccio.
Uno stabile abbandonato che è diventato uno spazio di accoglienza e di ospitalità, ma anche uno spazio dove sperimentare forme di condivisione tra attività artistica e culturale, solidarietà civile e trasformazione del territorio, oltre che organizzare e promuovere corsi di lingua curda.
La costruzione di questo spazio è stata possibile negli anni grazie allo sforzo dei profughi curdi stessi che vi hanno trovato accoglienza, dell’associazione Azad, del Villaggio Globale, dell’associazioneSenzaconfine, delle Donne in nero e di molti altri (gli architetti di Stalker, l’associazione “Un ponte per…”, oltre che di vari artisti e studenti).
All’interno del Centro socioculturale Ararat sono presenti: una sala da tè, la cucina, il barbiere, vedere il canale satellitare in lingua kurda Roj TV, gli spazi abitativi e la sala di lettura in cui è possibile leggere pubblicazioni sulla questione kurda.
La questione kurda al centro della politica degli anni ‘90
Nel corso degli anni Novanta, la nostra penisola costituì terra di transito per i rifugiati curdi che fuggivano dalle persecuzioni e dalle violente stragi poste in essere dall’esercito.
In particolare, cercavano riparo a Colle Oppio, dove vi furono anche i primi contatti con i ragazzi dei centri sociali, i quali si resero disponibili a fornire un valido aiuto e tanta solidarietà.
Durante questi avvenimenti, inevitabilmente, la questione curda entrò al centro del dibattito politico italiano. Accadde, infatti, che, in seguito al rapimento di due connazionali, un curdo giunse in Italia per trattare, venendo prima arrestato e poi liberato con l’obbligo di dimora presso la casa di un neoparlamentare di Rifondazione Comunista e Presidente di Senza Confine: Eugenio Melandri.
Tutto ciò fu l’occasione per spingere l’intervento diplomatico dell’Ufficio di Informazione del Kurdistan.
L’ufficio iniziò a coltivare relazioni nonché a pressare non solo i parlamentari italiani, ma anche quelli europei.
Quindi non mancarono le rivendicazioni del popolo curdo.
Le rivendicazioni portarono ad allestire un treno della pace nel 1997, durante il quale venne anche arrestato ed espulso Dino Frisullo, figura di rilievo nei rapporti tra italiani e curdi.
Successivamente, un suo secondo arresto in Turchia, portò ad una vera e propria campagna per la liberazione dell’intero popolo curdo e non solo sua.
12 Novembre 1998: una data da non dimenticare
Il 12 novembre 1998, quindi, fu un giorno importante per i curdi.
Il Presidente Abdullah Ocelan giunse a Roma consegnandosi alle autorità italiane per chiedere asilo.
Venne invitato a lasciare la nostra penisola. Si recò in Kenya e fu rapito dai servizi segreti che lo condannarono prima a morte per poi optare per la prigionia a vita in condizioni durissime.
Il giorno successivo all’arresto, avvenuto il 15 febbraio 1999, fu caratterizzato da violenti scontri in tutta Europa con molteplici manifestazioni dalla Germania alla Russia.
Nei due mesi di permanenza del presidente in Italia ci furono vari movimenti e tentativi per sostenere i curdi che portarono all’elezione di Dino Frusillo.
A rifiuti e macerie si sostituirono centri autogestiti con funzioni di accoglienza, mutuo soccorso e produzione culturale
I centri riuscirono diventare anche punti di riferimento atti a riscoprire e ad esprimere liberamente il patrimonio culturale di Ararat.
Ararat: iniziative socio-culturali nel corso degli anni
Tra le iniziative più importanti rientrò sicuramente il Newroz.
Si tratta del Capodanno curdo festeggiato ballando intorno ad un grande falò, attualmente un appuntamento imperdibile per i romani.
Nel corso degli anni, Ararat ha camminato lungo un percorso di regolarizzazione soprattutto grazie alla delibera n. 26 del 1995.
Il novembre del 2009, fu un mese importante per l’associazione
Comune le riconobbe il valore politico, culturale e sociale, con l’assegnazione di uno spazio concesso sotto un canone sociale di affitto.
Ormai bene comune urbano, essa non ha ottenuto le autorizzazioni necessarie per la ristrutturazione (le quali, dovevano essere concesse già nel 2015).
Alla fine, si è venuta a creare una situazione difficile tale da mettere a dura prova la resistenza dei rifugiati curdi per quanto concerne una ricchezza che non si presta ad essere valutata da nessun bando pubblico.
Attualmente, tutte le attività sono autogestite e autofinanziate dagli ospiti del centro con la collaborazione di volontari e volontarie esterne.
Oltre alla funzione di accoglienza, Ararat è uno spazio in cui coltivare e preservare coraggiosamente la propria cultura e identità curda
Una possibilità tangibile anche in un paese straniero così differente, come l’Italia.