Maria Valtorta nacque il 14 marzo 1897 a Caserta, dove i genitori, che erano lombardi, si trovavano temporaneamente. Era figlia unica di un maresciallo di Cavalleria, uomo buono e remissivo, e di una insegnante di francese, donna dispotica e severa.
Dopo aver rischiato di morire nel nascere, la piccina venne affidata ad una balia di cattivi costumi, che arrivava al punto di lasciarla per ore tra i solchi di grano nella campagna assolata.
L’infanzia
I frequenti trasferimenti della famiglia la portarono a trascorrere i primi anni di vita a Faenza, in Romagna, e successivamente a Milano, dove Maria andava all’asilo dalle suore Orsoline. Fu qui che, in età precoce, ebbe l’intuizione mistica che l’avrebbe segnata per sempre: quella di vedere il dolore associato in modo indissolubile con l’amore, tanto da desiderare di “consolare Gesù facendosi simile a Lui nel dolore volontariamente patito per amore”.
Pure a Milano iniziò le scuole elementari dalle suore Marcelline. Soprannominata “valtortino” per una spiccata impronta di forza virile, Maria Valtorta continuò le elementari a Voghera, dove anche prendeva lezioni di lingua francese. Soffrì molto quando, all’età di 12 anni, dovette sottostare all’arbitraria decisione materna di staccarla da casa per mandarla al collegio Collegio Bianconi di Monza, tenuto dalle Suore di Maria Ss. Bambina. Ben presto arrivò a consideralo il suo “nido di pace”. Al momento di uscirne, sedicenne, la predica di un Vescovo le fece capire che il Signore le chiedeva una vita di amorosa penitenza ma rimanendo nel mondo.
Il ritorno a casa
A casa trovò il padre menomato, tanto che egli andò in pensione anzitempo e la famiglia si trasferì a Firenze. Maria si trovava bene nella città della cultura e dell’arte, ma vi subì il dolore di vedere troncato sul nascere, dalla durezza della mamma, il promettente fidanzamento con un distinto giovane. Sempre a Firenze, nel 1917, in piena guerra mondiale, entrò nel corpo delle infermiere Samaritane. Nel 1920 fu colpita per strada da un sovversivo comunista, che le sferrò una mazzata alle reni predisponendola all’infermità.
Ebbe allora la fortunata opportunità di trascorrere due anni a Reggio Calabria. Durante quella vacanza avvertì nuove spinte verso una vita radicata in Cristo. Nel 1924 i genitori acquistarono una casa a Viareggio, dove la famiglia andò a stabilirsi e dove ebbe inizio per Maria un’inarrestabile ascesi, che si esprimeva con propositi fermi e culminava in eroiche offerte di sé per amore a Dio e all’umanità. Nello stesso tempo ella si impegnava in parrocchia come delegata di cultura per le giovani di Azione Cattolica e teneva conferenze che erano seguite anche da non praticanti.
Gli anni di invalidità
Ma le era sempre più difficile muoversi. Il 4 gennaio 1933 uscì di casa per l’ultima volta, con estrema fatica, e dal 1° aprile 1934, giorno di Pasqua, non si levò più dal letto.
Il 24 maggio 1935 fu presa in casa una giovane rimasta orfana e sola, Marta Diciotti, che diventerà la sua assistente e confidente per tutto il resto della vita. Dopo un mese, il 30 giugno, moriva il padre amatissimo, e Maria fu sul punto di morirne per il dolore. La madre, che lei amò sempre per dovere naturale e con sentimento soprannaturale, morirà il 4 ottobre 1943.
La produzione letteraria
Nei primi mesi di quello stesso anno Maria Valtorta aveva scritto l’Autobiografia, che le era stata chiesta dal padre spirituale. Quello che a lei sembrava la fine della sua esistenza, divenne invece l’inizio di una prodigiosa attività di produzione letteraria. Questa la porterà a scrivere le ben note opere diffuse ormai nel mondo intero.
Finita di scrivere, e dopo aver offerto l’intelletto a Dio, a partire dal 1956, Maria Valtorta vivrà i suoi ultimi anni di vita in uno stato di incomunicabilità, di dolce apatia e di abbandono totale.
Si spense la mattina di giovedì 12 ottobre 1961. Come se avesse ubbidito alla parola del sacerdote che le recitava la preghiera per gli agonizzanti: «Parti, anima cristiana, da questo mondo». Aveva 64 anni di età ed era in letto da 27 anni e mezzo.
Il 2 luglio 1973, i resti mortali di Maria Valtorta furono tumulati a Firenze, nella cappella del Capitolo al Chiostro grande della Basilica della Ss. Annunziata.
Autore: FONDAZIONE EREDE di MARIA VALTORTA