È ancora una volta un astrofisico italiano al centro dell’interessante scoperta scientifica capace di ridisegnare la mappa attuale delle galassie conosciute e spiegare la loro evoluzione nel corso del tempo.
Gabriele Ponti, in uno studio condotto con altri eminenti studiosi dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e pubblicato sulla rivista scientifica Nature con il titolo “An Xray chimney extending hundreds of parsecs above and below the Galactic Centre“, ha illustrato con orgoglio la propria scoperta circa l’esistenza di due grandi colonne di gas caldo situate proprio al centro della Via Lattea.
Nello specifico, ha sottolineato come queste siano utili per comprendere il funzionamento attuale e passato della nostra e di tutte le altre galassie circostanti, ampliando il discorso all’intero universo, arrivando ad analizzare tutti i cambiamenti che lo stesso ha subito sotto l’effetto di queste forze o di altre affini.
Come si è giunti a questa importante scoperta astrofisica?
Il metodo utilizzato da Ponti e da tutti gli altri ricercatori che hanno collaborato alla ricerca citata consiste nello studio delle osservazioni del satellite XMM Newton dell’ESA dal 2016 al 2018, utilizzate poi per creare una dettagliatissima mappa in raggi X del nucleo della via Lattea, proprio dove è situato il buco nero super massiccio chiamato Sagittario A.
Ciò che è emerso chiaramente nella zona centrale, lasciando gli studiosi piacevolmente sorpresi, sono proprio queste due enormi colonne di gas che scorrono tagliando perpendicolarmente la Via Lattea, fluendo continuamente una verso l’alto e una verso il basso in un moto perpetuo.
Le stesse si estendono per centinaia di anni luce dal centro della galassia, irradiandosi dalla parte nucleare verso l’esterno e probabilmente trasportando particelle di materia verso le cosiddette Bolle di Fermi, enormi elementi situati ai confini del piano galattico, che così vengono nutrite di nuova energia e giovano di questo scambio ingrandendosi sempre di più.
Mappatura dell’Universo: quali sono le conseguenze?
L’impatto di questa scoperta nell’ambito della definizione delle galassie è davvero notevole, se si considera che la stessa permette di avvalorare sempre maggiormente la teoria dello scambio di materia tra uno spazio e l’altro dell’universo, anche ad enormi distanze e senza interruzione di continuità.
Ciò che Ponti e i suoi colleghi E. Churazov, M. Clavel, F. Hofmann, A. Goldwurn, F. Haberl, M.R. Morris, K. Nandra e R. Terrier intendevano dimostrare è che la Via Lattea alimenta ed è a sua volta alimentata da un continuo scambio di particelle, capaci di fluire dal centro alla periferia e viceversa, in un continuo interscambio di energia pulsante.
Ne consegue, perciò, che anche le galassie con scarsa e sporadica attività di formazione stellare come la nostra, nate attorno ad un buco nero super massiccio dall’azione limitata e quindi considerate fondamentalmente inattive, sono in grado di generare enormi quantità di materia che fluisce attorno ad essa.
Esistono perciò, con ogni probabilità, strutture a noi ancora sconosciute molto più grandi che gravitano attorno alla Via Lattea, in un continuo dialogo con essa.
Astrofisica: i progetti per il futuro
Incentivati da questa fondamentale scoperta, gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Astrofisica hanno deciso di ampliare il loro raggio di azione, cercando di allargare il campo dell’indagine ad uno spazio maggiore del solo nucleo centrale della Via Lattea, spingendosi verso le estremità del piano galattico ed oltre, in un progetto sempre più ambizioso ed a larga scala.
L’aspirazione è arrivare ad inserire nella mappa a raggi X anche le bolle e i gas esterni alla galassia stessa, in modo da raggiungere una buona visione d’insieme del sistema, sempre più definita e dettagliata.
Questo probabilmente sarà reso ancora possibile dal telescopio XMM Newton, che ha svolto egregiamente il suo lavoro ed ha rivestito un ruolo di primo piano nel corso di tutto lo studio grazie alle sue osservazioni dello spazio, in attesa però che nel 2031 l’ESA Athena lanci l’Advanced Telescope for High Energy Astrophysics.
Si tratta di un nuovo e potente telescopio spaziale nei raggi X, che con la sua tecnica avanzata permetterà loro di effettuare ricerche ancora più mirate e precise, per trovare spiegazione a tutti quei misteri dell’Universo che ancora nessuno scienziato è riuscito a spiegare, ma che ogni giorno affascinano milioni di studiosi ed appassionati in tutto il mondo.